La mia esperienza di volontariato missionario a Betania

Parto da casa a Roma, destinazione Betania, a pochi passi da Gerusalemme. Sono le 3 del mattino e il taxi per l’aeroporto mi aspetta, perché per destinazioni “sensibili” come questa i controlli in dogana sono più lunghi e meticolosi. Ma riesco a superarli senza problemi e in un attimo mi ritrovo in volo verso la Terra Santa.

All’aeroporto di Tel Aviv, altri controlli, poi prendo lo Sherut, il taxi condiviso, verso Gerusalemme. Lungo il tragitto, vedo la città vecchia con le sue porte iconiche e mi ritrovo immerso in un’atmosfera carica di spiritualità. Arrivo finalmente a Betania, dove ad accogliermi ci sono le suore Comboniane, donne straordinarie piene di energia e vitalità.

Nei giorni successivi, visito gli ospedali Saint-Louis e Saint Joseph, strutture moderne e ben attrezzate. Sento di poter essere più utile all’Ospedale Saint Louis, soprattutto nella gestione delle cure palliative e della terapia del dolore per i pazienti cronici e terminali.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la giornata trascorsa nel deserto di Giuda, in Cisgiordania, a visitare i villaggi beduini. Accompagnato da altre tre suore meravigliose, ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino una cultura molto diversa dalla mia, fatta di semplicità, dignità e forte senso di comunità.

Ho visto bambini giocare con nulla, se non tappi di bottiglia e pezzi di copertone, eppure pieni di gioia. E ho constatato come la sanità sia ancora rudimentale in quei luoghi, con rimedi tradizionali accanto ai trattamenti moderni. Un contrasto che mi ha fatto riflettere profondamente.

Sono stati solo pochi giorni, ma li porterò per sempre nel cuore. Un’esperienza di volontariato missionario che mi ha arricchito in maniera indelebile.

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