Messaggio vocale inviato alle ore 20.17 del 6 settembre 2022 da Sr. Maria De Coppi alla nipote Sr. Gabriella Bottani.
Sr. Maria De Coppi era sorella di mia mamma. La missione di Chipene (Lurio) è stata la missione che da sempre ha amato. Da questa terra scriveva delle lettere appassionate, cariche di amore e bellezza per il popolo e la terra a cui ha dedicato la sua vita.
Ero bambina e i suoi racconti accendevano la mia mente di curiosità verso un mondo tanto diverso dal mio. La prima volta che zia arrivò in Mozambico era il 1963, un anno prima che io nascessi.
Ieri sera mi aveva chiamato mentre ero ad un incontro e per questo mi aveva lasciato un messaggio vocale su come la situazione vicino alla missione stesse precipitando. Infatti, dopo l’arrivo dell’esercito nella regione nord di Capo Delgado, molti dei terroristi che avevano devastato la regione stavano attraversando il fiume Lurio e avvicinandosi sempre più alla sua missione.
La sua voce era preoccupata e cosciente della situazione difficile.
Appena sentito questo messaggio, subito l’ho richiamata. Erano le 9 di sera. La sua voce era seria; mi raccontò di nuovo della difficile situazione e del fatto che nel pomeriggio era andata all’Ufficio dell’amministrazione pubblica per avere notizie e di avere scoperto che tutti erano andati via. Mi disse: “Siamo rimasti solo noi missionari” e con loro alcune ragazze delle zone rurali accolte nella missione per permettere loro di frequentare la scuola. Alcune erano già partite, mentre zia mi informava che quelle che abitano lontano, aspettavano l’alba per lasciare la missione. Infatti, la partenza delle ragazze e delle altre suore era prevista per il giorno 7 settembre. Le chiesi: “Zia, e tu non parti?” e lei, dopo una pausa di silenzio, mi rispose: “Non lo so, voglio aspettare, vediamo come si mettono le cose.” In quel momento mi sono ricordata il suo amore per Chipene, per questa terra e questo popolo che era il suo cuore. Mi è passata per la mente la gioia per le ore dedicate alla cura della terra, dell’orto e dei campi di fagioli: la semina, la cura e la raccolta. Mi sono ricordata della gioia che brillava nei suoi occhi quando raccontava delle ragazze delle zone rurali di questa regione abbandonata. La passione per la cura e l’accompagnamento della comunità parrocchiale, dei catechisti e delle donne di Chipene.
Poche settimane fa mi aveva detto che non sarebbe riuscita a vivere in nessun altro posto. Quando lo scorso anno ha lasciato l’Italia per tornare nella sua amata Chipene, zia era cosciente che questa poteva essere la sua ultima vacanza a casa; sapeva che, considerata l’età, avrebbe potuto morire non solo di malattia, ma anche a causa della violenza che imperversa nella zona nord del Mozambico, una zona del mondo vittima dello sfruttamento delle risorse naturali, in particolare del gas. Capivo questa sua esitazione: lasciare Chipene, era per lei come perdere la vita.
Proprio in quel momento ho sentito dei battiti forti, dei colpi secchi e la sua voce che diceva: “Papai calma, calma papai” (ndr. forma di cortesia usata in alcune zone dell’Africa per rivolgersi alle persone adulte), poi ho sentito altri colpi secchi, forse proiettili, e una voce di donna, che non era di zia, ripetere: “Misericordia, misericordia, misericordia….”. Altri colpi e poi un silenzio profondo.
Non era la prima volta che Sr. Maria si trovasse a vivere situazioni di violenza, come durante la guerra tra Frelimo e Renamo; questa volta, però, il dono della sua vita è stato totale e, non a caso, nel mese dedicato alla Laudato Si’. Si, zia è una martire della Laudato Si’, nella sua semplicità e nella sua fedeltà all’AMORE di Dio per la cura delle persone e della terra.
Gabriella Bottani, smc
Nipote di Sr. Maria De Coppi, smc